martedì 2 febbraio 2016

Recensione: La bambina numero otto di Kim Van Alkemade

Buon pomeriggio, cari lettori. 
Oggi vi parlerò di un libro di cui la BOOKME mi ha gentilmente fornito, sto parlando de "La bambina numero otto" di Kim van  Alkemade. 
Di che cosa parla?



TRAMA

New York, Anni Cinquanta. Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo. Quando però incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di guarigione, d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è veramente la Dottoressa Solomon? La madre surrogata che si prendeva cura degli sfortunati orfani - unico raggio di luce nella tormentata esistenza della piccola Rachel - o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e pronta a tutto nel nome della scienza? Solo chiamando a raccolta i fantasmi della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare finalmente padrona del proprio destino. 
Kim van Alkemade prende spunto da fatti realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel, un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.

LA MIA OPINIONE

Dunque, premetto che è un libro che tratta molti temi delicati, come la guerra, la solitudine dei bambini che rimangono orfani, l'omosessualità e molto altro ancora. E il punto a favore del libro è proprio questo, in meno di 300 pagine non deve essere facile parlare di tutti questi temi sociali, eppure Kim Van Alkemade ci riesce alla perfezione. Quindi, tanto di cappello. 
Essendo costituito da argomenti così importanti, non si può certo definire un libro scorrevole e leggero, tuttavia la considero una buona lettura. Anche se ci sono state alcune cose che non ho apprezzato, soprattutto riguardo il finale che mi è risultato poco approfondito e un po' frettoloso. Si sono portati avanti misteri e questioni irrisolte per tutta la lunghezza del libro, per poi svelarle velocemente nelle ultime pagine. 
Il romanzo si alterna, di capitolo in capitolo, tra passato e presente. Il primo è raccontato in terza persona, mentre il secondo in prima. Ormai molti romanzi sono costituiti in questo modo, nei capitoli si alternano ambientazioni diverse o, addirittura, protagonisti diversi e devo ammettere che a me personalmente questo metodo non garba particolarmente, ho sempre l'impressione che si renda il romanzo un tantino confusionario. Ciononostante non posso assolutamente considerarlo un brutto libro. 

Vi lascio un breve estratto: 

«A volte mi chiedo se esiste un limite al dolore che gli esseri umani sono capaci di infliggere ai propri simili» osservai, rivolta a Sam.
«No» replicò «non c’è limite».

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