martedì 10 maggio 2016

'Na tazzulella 'e cafè con Federica Loreti

Buongiornissimo!

Quest'oggi vi presento una giovane autrice che sta esordendo con "Ti ho cercato tra le nuvole" edito da Les Flaneur. Il suo nome è: Federica Loreti. Io e lei ci conosciamo anche nella vita reale, quella lontana da schermi digitali e chat. Ci accomuna la passione per la lettura/scrittura e l'amore per la saga di Harry Potter.
Ma veniamo a noi...

Federica

Ciao, Federica. Benvenuta sul mio blog! Mi fa molto piacere dedicarti questo spazio, io e te ci conosciamo anche nella vita vera e non mi capita tutti i giorni di intervistare di qualcuno di “reale”.

Ciao Laura, è un piacere per me ed è anche una strana sensazione. Mi ricordo quando ti ho conosciuta nei corridoi del mio liceo e ora mi ospiti sul tuo blog, grazie per l’opportunità.

Allora, parlaci un po’ di te. Descrivici i tuoi miglior pregi e i tuoi peggior difetti?

Penso che siano più i difetti che i pregi! Scherzi a parte, cominciamo coi pregi, così le note dolenti le lasciamo alla fine. Sono una persona onesta e che odia le ingiustizie, non sopporto né il furbo che salta la coda in posta né quello che non paga le tasse e questo mi porta ad essere purtroppo molto polemica. Mi piace quando le persone parlano chiaro, magari ci resto subito male, poi realizzo che è meglio una persona schietta che una che ti sorride e alle spalle chissà che ti dice. Sono semplice, sia all’esterno che all’interno, ma allo stesso tempo sono molto esigente (e per me questo è un pregio: accontentarsi non porta mai da nessuna parte). Due sono le cose di cui vado fiera: sono ordinata e precisa, la mia camera è off limits per chiunque ed è sempre minuziosamente in ordine.
Come tutti ho mille difetti, tra cui: sono troppo impulsiva quindi spesso mi trovo a fronteggiare situazioni che avrei potuto evitare se mi fossi fermata a riflettere. Mi arrabbio facilmente e quando accade tengo il muso come una bambina senza rivolgere la parola a nessuno. Infine sono infantile, mi piace ridere e scherzare e a volte anche nei momenti in cui la serietà sarebbe la cosa migliore.
Di me posso dire ancora che sono una persona come tutte con sogni e desideri, pregi e difetti, hobby, preferenze e tutti gli altri aspetti che caratterizzano le persone. Lascio a chi mi conosce la possibilità di identificare ciò che mi rende in qualche modo unica.

Il tuo percorso di studi ti ha portato a laurearti in Infermieristica, cosa ti affascina di quel mondo così lontano da quello letterario?

La mia strada professionale è stata lunga e travagliata, così tanto che spesso mi sono sentita come Dante sperduto nella selva oscura. Ho deciso di iscrivermi al liceo classico perché volevo scrivere e fare la giornalista (possibilmente sportiva). Durante il liceo mi sono avvicinata alla medicina perché mi sono appassionata ad un telefilm (purtroppo interrotto alla prima stagione) che parlava di medici e infermieri di un pronto soccorso italiano. La mia idea era fare la pediatra, ma non so cosa sia successo di preciso che mi abbia spinta a provare il test di ammissione ad Infermieristica, qualsiasi cosa fosse sono molto contenta di aver conseguito la laurea in questo ambiente. Il corpo umano è complicato ed imprevedibile, non si può sapere tutto, si ha sempre paura di sbagliare e di far del male alla persona che si affida alle proprie cure. Ciò che mi piace della mia professione è il contatto con le persone, assistiti o famigliari, che non sono solo dei corpi su cui agire, bisogna sempre ricordarsi che si ha di fronte qualcuno di spaventato o confuso o arrabbiato e che il rispetto è sempre al primo posto. Penso che la mia professione abbia bisogno di tempo perché purtroppo in Italia l’infermiere è ancora quella figura di poca importanza che si vede nei corridoi dell’ospedale e sono molti gli assistiti che mi chiedono stupiti “Ah ma ora è una laurea?”. Bisogna che noi professionisti dimostriamo la nostra competenza in modo da far comprendere alle persone il nostro livello di studi in campo sanitario, insomma c’è da lavorare!

Tra le tue passioni c’è anche quella per la musica rock e di tanto in tanto suoni la chitarra. Nascondi altre doti artistiche?

Assolutamente no. Non ho grandi doti, sono semplicemente imprevedibile: oggi scrivo un libro, domani suono la chitarra, tra tre giorni mi viene voglia di disegnare qualcosa o di dipingere. Qualche volta le cose mi riescono bene, ho qualche disegno fatto da me appeso in giro per casa, insegno a suonare la chitarra e finalmente ho pubblicato un libro. Altre volte butto il foglio da disegno o cancello un file con qualche scritto perché non ne sono soddisfatta. Penso di essere tormentata quasi quanto Wilde, forse è per questo che vado pazza per i suoi scritti!
La musica rock comunque non tradisce mai, quella va sempre bene e devo ringraziare mio papà coi suoi vinile e il giradischi che ho in soggiorno se oggi la ascolto.

Cosa significa per te scrivere?

La scrittura consente di riordinare il mio cervello confuso e complicato. Riesco a scrivere pensieri che mi fluttuano in testa e da quelli ne sviluppo altri puramente inconsci che realizzo solo nel momento in cui li imprimo sulla carta. È un processo magico e mi assorbe completamente fino a perdere la nozione del tempo. Di solito scrivo alla sera, quando sono in camera mia e ho tutto il tempo che desidero, poi verso le due di notte crollo e devo spegnere il computer per riposare.
Abbiamo tutti dei confini entro cui dobbiamo stare per mantenere la famiglia, il lavoro, le amicizie, gli amori, mentre invece quando si ha l’opportunità di scrivere non si hanno confini e ci si può liberare di tutto. Scrivere è la mia opportunità giornaliera di essere più me stessa e meno maschera sociale (giusto per citare Pirandello).

Cosa ti ha spinto a voler rendere pubblica il libro che avevi scritto?

Ho finito di scrivere il libro intorno al mese di aprile, proprio nei giorni in cui ho conseguito la laurea (2015) e ho capito che doveva essere letto e non rinchiuso in un cassetto come gli altri. Ho capito che poteva contenere un messaggio importante. È mia convinzione che tutti i libri nascondano un messaggio, ma è anche mia convinzione che questo giunga in maniera diversa a ciascuno di noi. Non posso essere certa di ciò che trasmetterà il libro, ma spero che lasci a chiunque lo legga un punto interrogativo. La curiosità, o comunque l’interrogarsi, è ciò che ci consente di continuare a crescere.

In “Ti ho cercato tra le nuvole” affronti temi sociali molto delicati, tra cui il bullismo. Come mai?

Perché è un tema sottovalutato. Si tende a dire: “tanto capita agli altri” oppure “succede solo nelle grandi città” e invece non è vero. Se i nostri figli non hanno rispetto per i loro coetanei come possiamo pensare che ne abbiano, da adulti, per il mondo?
Inoltre il danno che provoca il bullismo non è soltanto fisico, ma anche psichico e su questo posso esprimermi con sicurezza perché io stessa, alle scuole medie, venivo continuamente presa di mira dalle compagne di scuola. La mia fortuna è stata che quando frequentavo le medie non esistevano i social network; oggi con il cyberbullismo, la vittima vive un vero e proprio incubo che non resta confinato tra i muri di scuola, ma continua a casa e ancor peggio online.
Tempo fa avevo pubblicato su Facebook alcune percentuali di suicidio in età giovanile. Dai dati risulta che la maggior parte dei suicidi è dovuta proprio al bullismo o al cyberbullismo, e l’Italia non è esente dal fenomeno. Penso che i risultati facciano riflettere, al di là dei numeri, perché anche un solo adolescente che si toglie la vita a causa del bullismo è una sconfitta per l’umanità e tutti noi dovremmo interessarci alla questione, evitando magari ore e ore di programmi televisivi su inutili gossip.

Quale messaggio vorresti recepissero i tuoi lettori?

Vorrei che il lettore capisse che la diversità non è un aspetto negativo e che non bisogna temerla, siamo tutti esseri umani, ma ciascuno dovrebbe avere caratteristiche che lo rendono unico (fisiche o dell’inconscio). Mi piacerebbe che le persone giudicassero meno gli altri e si chiedessero se la propria vita è abbastanza o se si potrebbe migliorare senza il bisogno di distruggere quella altrui. Vorrei inoltre che i ragazzi come Antonio, uno dei personaggi del libro, imparassero a vivere secondo la propria età, c’è un tempo per giocare e non curarsi di altro e un tempo per il lavoro e i problemi, se siete giovani godetevi la vostra età senza il desiderio eccessivo di crescere: c’è sempre una scelta e dipende da voi.

In futuro ti piacerebbe pubblicare qualche altro romanzo? Che progetti hai al momento?

In futuro mi piacerebbe pubblicare molti altri libri. Ho terminato già un libro del genere fantasy-storico che vorrei fosse il primo di una trilogia (vedremo) e poi ho tantissime idee per generi diversi. Non voglio focalizzarmi su un unico genere come di solito accade, voglio provare a scrivere più cose ed eventualmente trovare la mia strada.
Sto anche cercando di sistemare il resto della mia vita, ormai mi sono laureata l’anno scorso e sto partecipando ai concorsi per infermiere in varie zone del Piemonte, attualmente sono riuscita ad entrare in graduatoria per una provincia, e ho intenzione di tentare anche i concorsi in altre regioni italiane, magari al sud. Pensa che bello che mi avvicinassi al paese di mio papà, potrei vedere la mia squadra del cuore, l’Avellino, allo stadio!

Definisci con tre aggettivi l’editoria italiana.

Sinceramente mi vengono tre parole ma non tre aggettivi: un mondo complicato.
Posso argomentare brevemente? Ho scoperto da poco le varie tipologie di case editrici, un po’ grazie al tuo aiuto e alla tua disponibilità e devo dire che la concorrenza è tanta anche tra quelle minori, figuriamoci tra quelle ormai affermate! Per quanto mi riguarda sono soddisfatta per il lavoro svolto da Les Flaneurs Edizioni, non si poteva fare di meglio e anzi, colgo l’occasione per ringraziarli tutti!

Grazie per la compagnia, Federica. In bocca a lupo per il tuo esordio!

Grazie mille a te Laura, per me è stato un grande piacere essere intervistata proprio da te. Speriamo di vederci presto.

Grazie a tutti!

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