sabato 14 maggio 2016

'Na tazzulella 'e cafè con Alice Chimera

Ehilà! Ce lo prendiamo un caffè virtuale in compagnia di Alica Chimera?


Alice


Benvenuta Alice e grazie per aver accettato il mio invito!


Grazie a te Laura per quest’intervista che poi è la prima in assoluto!


Fino ai sedici anni non sei stata amante della lettura o dei libri, era la dislessia a tenerti lontano da questo magico mondo. Ti va di raccontarci brevemente la tua lotta contro questo ostacolo?


Quando ero piccola non mi sono mai sentita stupida, eppure ero molto lenta, facevo fatica a leggere e avevo difficoltà con la comprensione dei testi; ai tempi era da tutti reputata come semplice svogliatezza e ciò mi portava ad odiare la scuola; la sfortuna ha voluto che quando scrivevo un tema, questo veniva letto all’intera classe per far notare gli errori (la mia maestra lo faceva con tutti a seconda di come le girava) quindi credevo pochissimo nelle mie capacità.
A questo va ad aggiungersi il periodo delle medie, per me molto difficile, dove ero costretta a leggere almeno due testi ogni estate e quando chiesi qualcosa sui miti greci mi venne affidata la lettura della saga di Re Artù (tanto era sempre mitologia, a suo dire) che non apprezzai perché mi aspettavo altro, quindi pensai che leggere fosse solo un peso.
Fino alle superiori ero considerata semplicemente come una scolara che aveva le potenzialità ma non si applicava. Per fortuna alle superiori ho trovato dei docenti più disponibili che hanno capito le vere problematiche legate ai miei voti bassi, è stato in quel periodo che mi sono imposta di iniziare a leggere. Cominciai con Tolkien e da allora leggo almeno un centinaio di libri l’anno. Per “curare” la dislessia leggo almeno trenta pagine al giorno e cerco di scriverne la recensione (anche minimal). Recentemente ho anche iniziato ad impormi un regime di scrittura di due pagine al giorno (4000 batture) su suggerimento di alcuni degli insegnanti del corso di scrittura che ho seguito a Milano l’anno scorso, anche se però non rispetto sempre a causa del lavoro (ma tengo un contatore che mi ricorda quanto devo scrivere).


Sempre più di frequente si sente parlare di difficoltà di apprendimento e spesso si ha un uso improprio di questa terminologia, ma in linea generale che consiglio ti senti di dare, data la tua esperienza, a chi sta vivendo oggi la tua stessa lotta?


Per prima cosa bisogna rendersi conto che non è un vero male, i bambini e gli adulti che ne soffrono devono solo impegnarsi; per fortuna le scuole hanno dei test che individuano subito queste difficoltà e con un buon insegnate e dei genitori coscienziosi si può arrivare lontano. Viviamo in un’era veloce, in cui la comodità viene sempre prima dell’impegno per ottenerla: bisogna ricordarsi che senza sforzi non si ottiene nulla.


Ad oggi puoi dire di avercela fatta, infatti ami leggere e scrivere. Raccontaci di queste tue passioni, quando ha capito che facevano parte di te?


È bastato Tolkien. Ho sempre amato creare storie, ma non avevo la possibilità di metterle su carta, di solito creavo delle cassette registrando racconti, ma leggendo “Il signore degli anelli” ero così affascinata dalla possibilità di creare una storia che ci provai. Per una amica scrissi la mia versione del quinto libro di Harry Potter (nel lontano 2003 non era ancora uscito) e durante la sua stesura mi innamorai della fase creativa, buttare giù idee dare forma a personaggi e scene. Nel 2009 ho deciso di provare a scrivere un libro che purtroppo un virus ha deciso di distruggere, ma non mi sono lasciata abbattere, ora la speranza è di scrivere molto altro!


Infelici e scontenti è il tuo primo romanzo, vuoi presentarcelo?


Il mio libro d’esordio è una raccolta di sette racconti sulle principesse Disneyane, la filosofia con cui sono stati scritti è quella di mostrare la realtà delle favole: possibile che nella vita reale i sogni non diventino facilmente realtà? E se Walt Disney ci avesse mostrato solo il lato positivo della storia? Come avrebbero reagito delle ragazze belle e dagli abiti da sogno alle difficoltà del quotidiano?


C’è un messaggio che speri arrivi ai tuoi lettori?


Essenzialmente mi rivolgo a chi come me è cresciuto con i lungometraggi Disney e che crede veramente che i sogni si possono realizzare e che se sei buono e ti impegni la vita ti premierà; la vita è troppo complessa perché sia sempre una favola, siamo noi che dobbiamo accettare il quotidiano e renderlo speciale anche con quel poco che la vita ci dona: non esistono principi azzurri e fate madrine, ci sono uomini che nella loro semplicità ci potranno far sentire regine e opportunità che si devono cogliere a volte sacrificando un sogno.


Progetti futuri?


Sto lavorando a un Urban Fantasy scritto a quattro mani che spero di terminare entro la fine dell’anno. La stesura a cui tengo maggiormente però è una storia di Licantropi che da qualche anno sta prendendo forma nella mia testa, ma devo ancora raccogliere materiale perché possa sbocciare.


Grazie per essere stata con noi, Alice. Buona fortuna!


 Grazie ancora a te per lo spazio dedicatomi!

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