domenica 15 ottobre 2017

13 Reasons Why (il film)

Ciao ragazzi,


scrivo questo post con un sacco di emozioni contrastanti dentro me, con un certo nodo alla gola e abbastanza confusione in testa. Ma nonostante ciò, voglio provarci comunque a buttare giù un paio di frasi, possibilmente di senso compiuto. So che non sarà facile, ma sento di doverlo fare dato che io stessa ho scritto un libro in cui provo a trattare il tema del bullismo e del suicidio. Sento di doverlo fare dato che io stessa ho scritto un altro libro in cui affronto il tema della violenza sulle donne. E' come se sentissi di non potermi tirare indietro, considerando anche il fatto che dispongo di questo blog, un canale di comunicazione che di norma non si fila nessuno, ma che resta sul web alla portata di molte persone...


Da come potete intuire dal titolo, ho visto la serie tv 13 Reasons Why tratta dal libro di Jay Asher: TREDICI (trovate la recensione del libro qui) ed è veramente difficile dire cosa mi abbia lasciato di più senza parole...
Il libro o il film?
Il suicidio, lo stupro o il bullismo?
Forse è proprio come dice Hannah, sono tutte queste cose messe una sopra l'altra. Per cui cercherò di andare con ordine, per quanto mi è possibile.


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In primis ciò che voglio dire è che c'è troppa superficialità, in generale. Non ci soffermiamo a capire se le persone a cui teniamo stanno bene oppure no, non ci chiediamo se possiamo aiutarle, non ci dedichiamo a loro come dovremmo. Rimandiamo un bacio, un abbraccio, un ti voglio bene o anche solo un semplice sorriso, convinti di avere tutto il tempo del mondo per poterlo fare o forse troppo orgogliosi per spingersi a tanto. E invece, uno di quei gesti possono valere parecchio, soprattutto se stai sproffondando e stai cercando un fottuto motivo per cui valga la pena vivere. Proprio come è successo ad Hannah, proprio come succede a tantissime persone ogni santo giorno.


Ma la superficialità si manifesta anche quando, invece, qualcuno finalmente riesce a chiedere aiuto, riesce a confidare, magari a un amico o ai propri genitori, che c'è qualcosa che lo fa stare tremendamente male. Si è subito pronti a sminuire perchè quella cosa non sembra poi così dolorosa, così tremenda, così insuperabile. Ma dovremmo imparare che quando qualcuno soffre il motivo è sempre importante o, se non altro, lo è per quella persona e noi abbiamo il dovere di ascoltarla, di aiutarla, di starle vicino, di non lasciarla sola ad affrontare il mondo.


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Non c'è niente di più brutto del provare solitudine quando si ha un problema.


C'è anche superficialità nel mondo scolastico, dove un gesto, troppo spesso, viene gustificato come una ragazzata o un metodo di approccio verso il sesso opposto. Si chiudono gli occhi e le orecchie davanti a qualcosa che può degenerare in maniera drastica.
I genitori, invece, in quanto adulti, credono di sapere tutto. Rimprovano i brutti voti a scuola o altre sciocchezze simili, non rendendosi conto che magari dietro a quei comportamenti si cela qualcos'altro. Addirittura c'è chi punisce il proprio figlio per un cinque in matematica. E se quel cinque fosse dovuto alle continue angherie che deve subire tra i banchi di scuola?


Infine c'è troppa superficialità tra i giovani. Non ho mai capito cosa passi nella mente di chi fa il bullo, di chi adirittura arriva a fare qualcosa di illegale pur di colpire quel povero cristo che a scuola tutti umiliano, ma si dovrebbe imparare sin da subito che ad ogni azione corrisponde una reazione.
La vittima potrebbe decidere di togliersi la vita a causa dello schifo che è costretta a vivere ogni giorno. E il bullo potrebbe mettere a serio rempentaglio il suo futuro, addirittura la sua libertà, a causa delle sue azioni.


Prima di agire, pensate. Pensate molto a lungo su quello che state per fare. Sia nel caso in cui siate la vittima, sia nel caso in cui siate il carnefice.


Per concluedere consiglio a tutti di leggere Tredici e di vedere la serie Tv.

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